venerdì 2 ottobre 2009

Il vento nella testa



Mi viene in mente Il dott. House che potrebbe definire il mio ‘vento nella testa’ come una malattia rara e prescrivere uno dei suoi esami invasivi… ma per me è solo un segno distintivo, un neo, un colore di capelli, un gesto caratterizzante, sono io.

Da piccola ero convinta di poter parlare con il vento, le fronde degli alberi che scorgevo dalla finestra facevano da tramite tra me ed il vento ed ondeggiavano rispondendo ‘sì’ o ‘no’ alle mie domande.

Il vento parla tante lingue, c’è vento gelido di New York a dicembre che ti colpisce come una lama di ghiaccio, c’è quello umido di Londra che porta con sé la pioggerella che ti bagna il viso, c’è quello caldo e secco dell’Africa che ti fa sentire un pollo che arrostisce in un forno ventilato e c’è quello di casa mia, che porta l’odore del lago e del susseguirsi delle stagioni.

Porto con me il vento in tutte le sue forme, come un souvenir dei posti che ho visitato ed una foto delle persone che ho conosciuto. Il vento porta con sé i profumi delle stagioni, l’odore delle persone, i suoni della vita che ti circonda. Una passeggiata a cavallo con l’animale nervoso perché c’è vento, ma non ne è infastidito, magari ne è distratto perché anche lui lo sente parlare…

Crescendo ho imparato a gestire il rapporto con il vento, una sciarpa al collo, un cappello in testa, ma sempre a testa alta e con il viso proteso verso di lui, per non perdermi nessuna delle cose che il vento vuole dirmi.

Poi si diventa mamma. E le mie amiche lo sanno…ci teniamo per mano in questa avventura.

Tutto si stravolge, sono inondata di amore, di preoccupazione, di paura di sbagliare ed allora eccole che arrivano, le millemila voci di persone che elargiscono consigli non richiesti invadono tutto ed io non ritrovo più il ‘mio’ vento, ma trovo un soffio ostile dal quale dover difendere mia figlia: ‘non portarla fuori, c’è vento’…’coprila, che c’è vento’…’’sto ventaccio!’.

Ma io voglio che Emma ne senta il profumo, ne ascolti i suoni, voglio che anche lei riesca a parlare con il vento, che abbia anche lei un suo rapporto speciale con lui.

Essere mamma significa sì proteggere i nostri cuccioli, ma dai veri pericoli. Ed i veri pericoli sono le millemila voci che ti tolgono il fiato, i pareri non richiesti di chiunque che si materializzano in un pesante cappotto che ti fa ingobbire ed abbassare la testa, senza avere più la forza di protenderla verso il vento, verso il bello della vita.

Ma lui mi parla ancora, forse solo nella mia testa e mi sussurra che verrà il momento in cui abbraccerà Emma, le farà il solletico giocando con lei e le farà annusare gli odori delle stagioni ed i suoni della vita intorno a lei.

Basta solo dire ‘SHHHHHH!!! Zitti tutti, c’è il vento che parla!’

Anna, la mamma di Emma

2 commenti:

  1. ...già.. mi piacerebbe riuscire a tornare ad ascoltare il vento. solo così poi forse potrò farlo godere anche a Pietro

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  2. Il vento per me e' sinonimo di pulito, di fresco, lui spazza via le nubi e lascia il cielo limpido !!!!

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